Non si sa bene da dove arrivi, né come sia nata la leggenda ma si narra che, in un campo ai margini di un fitto bosco, viveva uno strano ragazzo.
I suoi capelli erano neri come le piume di un corvo, era alto e magro, agile e schivo.
La sua casa sorgeva nel bel mezzo di un campo di granturco e i corvi avevano preso fissa dimora sul suo tetto.
Il giovane uomo aveva deciso di rimanere da solo ma i neri uccelli non lo lasciavano nemmeno riposare, gracchiando gran parte del giorno e della notte, facendo un gran rumore.
Dopo parecchie notti insonni decise di uscire e affrontare i disturbatori alati, alzando le braccia al cielo insieme alla voce e minacciando di ucciderli. All’improvviso un gran silenzio, poteva sentire perfino i rumori del bosco vicino e il vento che faceva ondeggiare il granturco. Felice tornò a riposare.
Il suo riposo non durò a lungo, non era questo il suo destino e, come fa il vento, all’improvviso dovette assistere allo scompiglio nelle sue certezze.
Dopo giorni di quiete i corvi ricominciarono a fare molto rumore e, di nuovo, fu costretto a uscire da sé stesso e dalla sua solitudine.
Imbracciò un lungo bastone, deciso a zittire quegli uccellacci che gli impedivano di rimanere dentro quella casa nascosta chissà dove.
I corvi si lanciarono in volo, lo schernirono alimentando il suo livore e si fecero rincorrere da quel ragazzo accecato e intorpidito dalle sue verità.
Lo portarono dall’altra parte del bosco dove, in una radura baciata dal sole, crescevano ciclamini, margherite e incertezze d’ogni colore. In quell’interstizio tra il conosciuto e lo sconosciuto viveva una giovane donna che ben accoglieva il rumore dei corvi e delle convinzioni infrante.
In quel luogo ogni cosa poteva accadere, mettendo il nero dubbio delle ali dei corvi a disposizione del cuore ferito per farlo volare oltre, per darsi torto e gracchiare sul proprio dolore, zittendo false certezze con molto rumore.
La giovane donna accolse quel cuore vestito di ali nere, e lo istruì alla bellezza dell’impossibile e dell’incertezza.
I corvi, astuti uccelli, sanno portarti dove mai ti spingeresti, sacri animali maestri e traghettatori, fatti disturbare e infastidire dal loro gracchiare, hanno un luogo incantato in cui farti arrivare.