Chiudo gli occhi e mi metto in ascolto.
Gli uccellini cantano indispettiti per questo caldo che ha asciugato tutte le pozzanghere,
e li costringe ad allontanarsi parecchio dai loro nidi per abbeverarsi.
Anche per loro resistere a queste giornate torride è una battaglia quotidiana, ma non si arrendono.
È la loro natura, è lotta per la sopravvivenza, è amore per la vita.
Non si chiedono il perché dei cambiamenti climatici, li vivono e basta, adattandosi,
non ne sono responsabili ma vittime, eppure non giudicano, restano nel qui e ora.
Sento una leggera brezza, e il dolce fruscio delle foglie che mi muovono.
Immagino la loro danza mentre si abbandonano fiduciose al movimento senza opporre resistenza,
legate all’albero da un esile picciolo che le terrà in vita finché non arriverà l’autunno.
Hanno ancora tante albe e tramonti di cui godere, ma non sanno quanti e nemmeno se ne preoccupano.
Sanno che staranno lì il tempo necessario a compiere il ciclo che la natura ha riservato loro.
Saranno produttrici di nutrimento per la pianta madre, rifugio e cibo per uccelli ed insetti,
ombra per uomini ed animali che si ripareranno ai loro piedi,
saranno vita per la Madre Terra grazie all’ossigeno che produrranno.
Anche il mio volto e la mia pelle nuda sono accarezzate da questa brezza fresca,
mentre il sole per contrasto la riscalda fino a sentirla scottare e vederla arrossare.
Non c’è più filtro tra uomo e natura, non ci sono veli,
né separazioni, c’è legame, comunione, connessione…
Il calore mi dà energia e la brezza mi rilassa.
Sento i muscoli tesi allentarsi e le labbra distendersi in un arrendevole sorriso.
Anche i miei occhi, seppur chiusi, stanno sorridendo.
Non esiste più dualità tra il mio Sé e l’Universo…
sono a casa…
svuotata di me…
piena di infinito.
Simona Argiolas
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