Era un caldo pomeriggio di inizio estate e il vento di scirocco muoveva le foglie del grande albero che, da che ho memoria, sovrasta l’intero giardino.
Le cicale facevano un frastuono tale che il cinguettio degli uccelli si sentiva appena e ad ogni folata di vento lo scrosciare delle foglie mi obbligava ad alzare lo sguardo.
Sui rami più alti dell’albero alcuni uccelli si alzavano in volo ed altri vi planavano sopra.
Chissà dove vanno quegli uccelli che allontanandosi diventano sempre più piccoli fino a perdersi nell’invisibile. Si allontanano esattamente come i miei pensieri in questo momento.
Mi sorprese un’altra folata di vento e a quel punto non ebbi più dubbi: il maestoso albero mi stava chiamando.
Dunque, gli chiesi, cosa mi vuoi dire, Signor Albero? O forse mi vuoi rimproverare?
– Suvvia, figliola, smettila con queste domande insulse! – esclamò.
– Io non ti rimprovero e non ti giudico, sono solo un vecchio albero che si dispiace ogni volta che lo guardi distrattamente perché quello stesso sguardo lo rivolgi anche a te stessa e così facendo ti perdi il mio abbraccio benevolo e anche quello degli uccelli e delle cicale. Ti perdi la meraviglia della Natura che ti circonda e perdi anche te stessa, un’altra volta. –
Quanto aveva ragione il Grande Albero.
– Vivi proiettata nel futuro e soprattutto nel timore di quel che sarà e così facendo non percepisci te stessa e ti perdi l’adesso. So tutto di te, ti osservo da sempre, conosco le tue paure e ne compendo le motivazioni, ma lascia che quel che ti turba voli lontano, fino all’invisibile, come gli uccelli che se ne vanno. Lascia andare quel fardello che ti schiaccia e ti immobilizza. Fai spazio al nuovo e tutto quel peso riprendilo solo quando ti servirà per avanzare e solo nella misura necessaria. Perché la vita fluisce comunque, figlia mia, e con essa tutto ciò che ti attraversa.
Ricorda, figlia cara, che tu non sei ciò che ti succede, perché è inevitabile incappare in eventi imprevedibili e difficili sui quali non abbiamo nessun controllo. Tu non sei i tuoi errori e nemmeno i tuoi sensi di colpa. Tu sei le azioni che compi per fluire nella tua esistenza senza permettere agli eventi di trasformarti in ciò che non sei.
Tu non sei i tuoi pensieri, non sei la tua immagine, non sei identificabile nei ruoli che hai scelto o che la vita ti ha assegnato.
Tu sei tu, semplicemente.
Sei energia che fluisce nel cosmo in unione con il Tutto. Sei energia che È, senza principio né fine e che attraverso il susseguirsi infinito dell’attimo presente è eterna. Perché è solo in questo attimo che è racchiuso il tempo realmente esistente.
L’adesso è l’unico tempo veramente connesso all’infinito. Se solo l’uomo capisse che l’eternità è contenuta nel momento presente anziché bramare un tempo di indefinibile ampiezza, cara figlia mia, il mondo sarebbe un vero Eden. E invece l’uomo è miserabile e pur di non affrontare sé stesso fugge continuamente alla ricerca spasmodica di una chimera che erroneamente chiama eternità e la brama solamente per il bisogno di consolarsi dall’angoscia dell’ignoto che ha inizio con la morte.
Guarda me, figlia mia, dacché sono seme sotterraneo mi occupo solamente di essere un albero, perché questo sono, né più né meno. Che io sia diverso dal pioppo, dall’abete, dal ciliegio o dal cedro perché ho forma e foglie diverse da loro, non mi rende qualcosa di diverso da un albero. Perché questo sono, esattamente come loro.
La nostra vita è semplice: inspiriamo anidride carbonica ed espiriamo ossigeno, perché di questo ha bisogno il Mondo. Questo è il nostro compito. Questo è il mio scopo.
L’uomo invece si affanna tutta la vita a cercare il suo di scopo… Eppure, è tutto così semplice, pensaci! Di cosa avete veramente bisogno voi esseri umani per vivere? – si rispose da sé il Grande Albero. – Mangiare, bere, dormire, vivere liberi e in pace, amare ed essere amati. Avete bisogno di essere solidali come fratelli e di farvi del bene e invece – sbottò arrabbiato
– vi fate la guerra, vi invidiate, rincorrete successo e ricchezza come fossero l’unica via per la vostra realizzazione. Non lo sentite che vi manca il respiro? Avete costantemente il fiato corto perché vi ostinate, testardi come siete, a rincorrere draghi sputafuoco che voi stessi avete travestito da farfalle. Ignoranti! – esclamò con veemenza.
– La Vita è semplice e ha bisogno di poco e se solo foste in grado di capirlo sareste come Dio. Se solo imparaste a vivere nel qui e ora… – Lasciò cadere la frase e si zittì. Poi, abbassandosi delicatamente verso di me, quasi sussurrando mi chiese:
– Dove sono in questo momento le tue preoccupazioni e tutti i tuoi pensieri, figlia mia?
Rimasi in silenzio qualche secondo prima di rispondere perché le sue parole erano entrate nella mia testa con la stessa forza di un fiume che esonda ed ebbi bisogno di prendere un profondo respiro prima di riuscire ad articolare la risposta…
È tutto altrove, Maestro. È tutto lontano ed io, da sola e libera, sono qui. Con Te. E con me stessa. Adesso.
Il vento si placò, la voce del Grande Albero tornò ad essere solo un soave sussurro. Tutto intorno a me divenne quieto ed io riuscivo a sentire il mio respiro e il battito del mio cuore scandire il ritmo dell’eternità.
Rimasi lì, beatamente immobile, ad ammirare con gratitudine il monumentale albero e avevo negli occhi la meraviglia e il mio cuore colmo d’Amore. Come una figlia col Padre quando, con saggezza, le insegna a vivere.
Opera dell’artista Romina Vidali, tecnica collage e pittura, seguila sulla sua pagina FB romi.glueroom
Romina Vidali