Eccoci qui, ancora fermi su posizioni scomode,
di nuovo dentro quella gabbia infiocchettata che chiamiamo casa.
Eccoci qui, a tirare le somme di una vita che sembra di qualcun altro, oscillando tra pratiche meditative, mantra, rituali di magia e viaggi simbolici in luoghi che sono solo dentro. Per muoverci, infine, in uno spazio-tempo di scadenze, affitti, mutui, bollette, spese e regole insensate dettate da improbabili esecutori dell’ordine.
Ma quale ordine?
Dove siamo finiti?
E intanto brucio,
brucio come gli alberi e le foreste.
Esondo come i fiumi.
Tremo fin nelle ossa
cercandomi.
Cercandoti.
Dove siamo finiti?
Brucio dentro,
brucio per te.
Brucio modi di dire e di pensare,
brucio azioni e parole, già, brucio parole.
Come abile fabbro cambio forma a vecchi gingilli
con la rabbia come fuoco.
E raffreddo intenzioni con le memorie di trascorsi impulsivi.
E ferma come una montagna
attendo di essere scoperta
scalata
esplorata
percorsa.
Mentre il vento sconquassa le mie selve
e fa cantare le mie feritoie.
Sono Kenaz
il fuoco che brucia maschere e armature,
scarti e resti di vita.
Non invocarmi se non sei pronta alla trasformazione,
non pronunciare il mio nome se preferisci la gabbia della certezza.
Non cercarmi se il tuo fuoco divampa e distrugge,
perché io sono fuoco benefico,
severo
ma saggio e consapevole.
Se mi vuoi lascia andare pulsioni e impulsività,
vieni a me come Vestale, pronta a donarti alla rinascita…
Enrica